Metodo Feldenkrais e dolore alla spalla

Metodo Feldenkrais e dolore alla spalla: uno sguardo olistico

Molto spesso capita di provare dolore alla spalla, o ad entrambe le spalle, senza però capire quale possa essere l’origine di tale disturbo e quale sia il percorso migliore per affrontare il problema.

Capita spesso che persone con dolore alla spalla, o con altre problematiche scheletrico-muscolari, si approccino al Metodo Feldenkrais. Ciò che è importante chiarire da subito è che il Metodo Feldenkrais non è una terapia e non opera seguendo protocolli medici, ma è invece un percorso scientifico-pedagogico basato sull’apprendimento psico-motorio.

Solitamente si crede che il dolore abbia una collocazione anatomica specifica. Quindi, se ha dolore alla spalla, la persona presume che la spalla abbia qualcosa che non va. Il Metodo Feldenkrais propone un altro modo di inquadrare la questione: una prospettiva olistica e funzionale basata sulla percezione, comprensione e auto-organizzazione del movimento. Questo vuol dire che l’obiettivo del Metodo Feldenkrais non sarà quello di curare il dolore alla spalla, con un focus di attenzione limitato alla disfunzione, ma al contrario quello di far sì che l’allievo abbia a disposizione gli strumenti per prendersi cura della propria spalla, imparando a gestire i propri movimenti in modo che siano di supporto alla specifica problematica.

Pertanto, il percorso da intraprendere non sarà limitatamente rivolto alla semplice azione meccanica del movimento, ma anche al suo substrato percettivo, sensoriale, cognitivo ed emotivo, tutti campi racchiusi nella vera essenza del Metodo Feldenkrais: l’apprendimento.

Lo scopo dei miei corsi di Metodo Feldenkrais a Roma, città in cui svolgo principalmente la mia attività, è quello di permettere agli allievi di acquisire una profonda consapevolezza del proprio corpo e del suo funzionamento. Grazie alle lezioni del Metodo Feldenkrais è possibile imparare ad individuare le proprie abitudini motorie in modo da migliorare la qualità dei movimenti quotidiani ed evitare di andare incontro a disturbi articolari o muscolari come può essere, appunto, un dolore alla spalla.

Cominciamo quindi a scendere più in profondità, analizzando il movimento delle spalle e le sue eventuali problematiche sia da un punto di vista anatomico sia funzionale.

Anatomia delle spalle: un modo sconosciuto

La struttura anatomica delle spalle è molto interessante da comprendere e rappresenta spesso un mondo sconosciuto. Non è necessario scendere troppo nel dettaglio: ciò che importa sapere è che la spalla è uno svincolo motorio di grande importanza, poiché mette in relazione i movimenti delle braccia con quelli del tronco.

Analizzando lo scheletro, il braccio è connesso con la spalla attraverso la testa dell’omero che si inserisce nella cavità glenoidea dell’articolazione scapolo-omerale. L’unica vera articolazione che collega il braccio e la spalla con il torace è quella fra la clavicola e lo sterno. Pertanto, ogni movimento della spalla e del braccio avrà una immediata risonanza scheletrica sul torace e sulla colonna, così come vale il processo contrario. Nella parte posteriore dell’articolazione della spalla troviamo la scapola, che non è in rapporto con il torace tramite una articolazione scheletrica, bensì con un complesso muscolare che ne gestisce lo scivolamento e dal cui tono dipende il buon funzionamento dei suoi movimenti o l’eventuale ipomobilità.

Braccia, spalle e torace sono quindi parte di un complesso intreccio motorio in cui la facilità, o la difficoltà, nella mobilità di un singolo componente avrà una immediata risonanza sulla qualità del movimento dell’intero gruppo. La possibilità di muovere liberamente le braccia sarà connessa quindi non solo con lo specifico range articolare della spalla, ma dipenderà anche dalla capacità di connettere il movimento degli arti con un torace e una colonna flessibili e non limitati da inutili tensioni muscolari.

Dolore alle spalle: quali possono essere le cause?

Avere dolore alle spalle, muovere le braccia con fatica, sono problematiche assai diffuse. Designato quindi il quadro anatomico, possiamo passare ad un’analisi funzionale delle condizioni che conducono a soffrire di tali difficoltà scheletrico-muscolari.

L’analisi può essere effettuata sulla base di due campi di osservazione differenti e allo stesso tempo complementari: il primo riguarda l’adattamento posturale, psichico ed emotivo alla sensazione del dolore, l’altro la capacità globale di consapevolezza nella gestione dei movimenti inter-segmentali.

Il dolore alla spalla fra postura, pensiero ed emozione

Le cause scatenanti del dolore alla spalla potrebbero essere ad esempio un infortunio, un trauma scaturito da un movimento eseguito male, una tensione cronica prodotta da una costante ipomobilità del torace che, ostacolando la mobilità delle scapole, richiede uno sforzo eccessivo anche nei più semplici movimenti delle braccia. Qualsiasi sia la causa iniziale, in generale il risultato è sempre che, quando avverte dolore, la persona cerca di evitarlo, compiendo degli adattamenti posturali momento per momento, movimento dopo movimento. Se il dolore persiste per un periodo di tempo più lungo, tali tentavi si trasformano in vere e proprie nuove posture abituali. Gli adattamenti compensatori possono diventare abitudini talmente stabili che rimangono inflessibili anche al cambiamento delle circostanze. Nel caso specifico del dolore alla spalla, la persona cioè si aspetta che certe posizioni o movimenti delle braccia siano dolorosi: quindi, tende ad evitare determinate situazioni anche quando gli effetti del trauma iniziale sono ormai scomparsi. Purtroppo, proprio gli schemi muscolari risultanti dall’autoprotezione contribuiscono alla cronicizzazione del dolore. Inoltre, assieme alla componente motoria e a quella psichica, si manifesta anche una componente di matrice emozionale. Infatti l’autoprotezione si accompagna alla paura e la necessità di proteggersi dal dolore si manifesta come una maggiore immobilità. La rigidità autoprotettiva riduce la flessibilità e i movimenti limitati hanno maggiore probabilità di produrre lesioni di lieve entità. In questo modo anche semplici attività, come sollevare un braccio per afferrare un oggetto, possono diventare via via più difficili.

Guardando il dolore da questa prospettiva olistica, è facile comprendere come il semplice dolore alla spalle, così come qualsiasi altro tipo di limitazione motoria, si intrecci in una dinamica globale fatta di pensiero, movimento, sensazione ed emozione, conducendo le persone in un circolo vizioso in cui il corpo lavora inconsapevolmente contro sé stesso.

Dolore alle spalle e consapevolezza nei movimenti

Un altro scenario interessante è quello che riguarda la coordinazione inter-segmentale dei movimenti. Con una scarsa consapevolezza corporea, risulta difficile poter avere una sensazione nitida ed un’immagine chiara del modo in cui i vari segmenti corporei sono in relazione fra loro nei gesti che compiamo. Ad esempio, quando muoviamo un braccio pensiamo semplicemente di muovere il braccio, senza prestare attenzione al modo in cui il braccio entra in relazione con il resto del tronco. Il dolore alla spalla diventa spesso proprio il prodotto di movimenti troppo faticosi delegati a muscoli che non sono in grado di svolgerli se non con un eccessivo sforzo, perché strutturalmente adatti ad altre funzioni. I muscoli delle braccia e delle mani sono meno potenti di quelli del centro del corpo e hanno la caratteristica di poter eseguire movimenti molto dettagliati, come scrivere, maneggiare utensili, suonare il pianoforte, e così via. Se per esempio solleviamo o spingiamo un peso solo con l’uso delle braccia, l’usura che si perpetuerà nel tempo sarà causa di disturbi articolari e muscolari, come avviene nel manifestarsi di epicondiliti e tendiniti. Sentire invece che, in questo tipo di azioni, è possibile coinvolgere il centro del corpo, i muscoli e la struttura scheletrica del tronco e del bacino, indurrà a sfruttare la potenza delle fasce muscolari centrali e permetterà a spalle e braccia di non farsi carico di sforzi eccessivi che possono essere invece meglio distribuiti. Questo principio è tipico di tutte le pratiche corporee orientali come le arti marziali, dove la forza del gesto non è mai affidata alla periferia ma viene generata dal centro e trasmessa all’esterno attraverso le braccia.

Gestire il dolore alla spalla: le strategie del Metodo Feldenkrais

Imparare a connettere consapevolmente i movimenti delle braccia con quelli delle spalle e del tronco risulta essere una strategia di grande aiuto durante le lezioni Feldenkrais. Inoltre, restare sempre in un contesto di piacevolezza e di agio, eliminare sforzo e fatica, sono altri elementi basilari attraverso cui si permette all’allievo di sentire cosa accade durante il movimento anche in presenza di limitazioni dettate dal dolore.

Ciò che viene fatto, quindi, è contestualizzare il dolore in una dinamica globale di apprendimento, permettendo all’allievo di imparare a gestire con consapevolezza i movimenti, evitare di sollecitare la zona da proteggere, aggirare l’ostacolo del dolore ed entrando così in un circolo virtuoso di auto-miglioramento.

Ad esempio, se un allievo avverte dolore alla spalla, non avrà piacere nel sollevare il braccio. Durante la lezione Feldenkrais sarà possibile però lasciare fermo il braccio e muovere il torace in relazione ad esso, ricreando la stessa mobilità della spalla necessaria per muovere il braccio stesso, potendo così sia evitare l’idea di impossibilità sia aggirare il limite creato dalla sensazione di dolore. Allo stesso modo, in presenza di disfunzionalità ad un polso – come le tendiniti – lo scopo dell’insegnante Feldenkrais sarà prima di tutto quello di favorire una riorganizzazione nell’uso che l’allievo fa del suo centro, nel modo in cui il braccio è connesso con il tronco, per inserire il polso in una dinamica globale di movimento che sia di supporto ad esso.

Metodo Feldenkrais a Roma: lezioni collettive ed individuali

La mia attività di Insegnante del Metodo Feldenkrais a Roma si svolge attraverso lezioni collettive ed incontri individuali. Nelle lezioni collettive di Consapevolezza Attraverso il Movimento, normalmente, si propongono movimenti lenti e da eseguire entro i limiti delle proprie possibilità di esecuzione. Negli incontri individuali di Integrazione Funzionale, il tocco dell’insegnante Feldenkrais, sempre leggero e mai invasivo, guida i movimenti dell’allievo in maniera estremamente gentile.

E’ chiaro quindi che nelle lezioni del Metodo Feldenkrais il movimento diventa lo strumento per allenare la consapevolezza, non per rinforzare un singolo gruppo di muscoli o correggere la postura di un determinato segmento: l’osservazione che accompagna l’esperienza motoria e la conseguente presa di coscienza che ne scaturisce durante le azioni quotidiane, rappresenta la sostanziale differenza fra il Metodo Feldenkrais e la ripetizione fine a sé stessa di sequenze ginniche o le pratiche terapeutiche. Pertanto, se la risoluzione di un disturbo come il dolore alla spalla può essere l’obiettivo per avvicinarsi al metodo, sarà subito chiaro che lo scopo si trasformerà in un progetto più ampio e ambizioso, ossia imparare a conoscersi, essere consapevoli dei propri movimenti e acquisire le competenze per essere alla guida della propria salute.

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